venerdì 20 gennaio 2012

In ricordo di Benedetto Petrone


In ricordo di Benedetto Petrone ...

Il 28 novembre del 1977, Benedetto Petrone fu ucciso da una squadra missina. Il suo amico, Francesco Intranò fu ferito sotto l'ascella, e impotente assistette alla scena. A trent'anni di distanza viene finalmente ricordato, nella sua città che lo ha voluto dimenticare, infangando ogni memoria, negandogli ogni dignità. Oggi le istituzioni lo ricordano; da sottolinaere l'Alto Cordoglio giunto dalla Presidenza della Repubblica, a conclusione di una giornata all'insegna del suo ricordo, quasi come simbolo di riscatto.

... a 30 anni dalla sua scomparsa

Benedetto Petrone 1977-2007



















Benny vive

Paradisi e temporali

che si muovono come fossero

trentamila bocche di fuoco

che non hanno mai pianto

guardando l’orrore nella faccia.


Benny vive, sui muri

e nei sogni di ogni uomo

che cade e si rialza

gridando fino all’ultima

voce, goccia del mondo.


Tra le pieghe della sorte

è randagio il mandante

al riparo dalla storia

ma il silenzio s’è rotto

ed è riempita la memoria.


Tra le pietre della folla

tirate forte di nascosto

cade ancora Benny è morto

ma se della vita resta il nome

io so il tuo: Benedetto Petrone









LE PAROLE DELLA SORELLA

"Nella mia memoria lui ha ancora 18 anni ed è in quella Bari vecchia
che Benny nella sua lotta politica voleva cambiare, vivere, riempire".
(Porzia Petrone, 28 Novembre 2007)

Comitato "28 Novembre"

Informazioni: tel. 349.3469466, e-mail:
bennyvive@googlegroups.com , Bari.



LE PAROLE DI NICHI VENDOLA

Presidente della regione Puglia

"Chiudo gli occhi e mi rivedo lì, adolescente, smarrito, ferito: non solo io come persona, ma io come comunità politica ed io come generazione. A quel tempo, erano i mitici anni Settanta, non si usava quel pronome personale, dire "io" appariva quasi un vizio. "Noi" fummo risucchiati nel gorgo di quella morte "nostra": di uno di noi, ragazzo come noi, comunista come noi. Benedetto Petrone, un ribelle cresciuto nel recinto degradato di Bari Vecchia, una passione politica spesa tra antifascismo militante e lotte per il risanamento del suo quartiere. Fu ucciso dalla lama di una banda di fascisti. Era il tempo in cui Pino Rauti girava l' Italia predicando lo "scontro fisico", era giunto anche nel capoluogo pugliese a seminare il veleno dell' odio.
Chiusi gli occhi quando mi chiamarono i compagni della Federazione provinciale per dirmi che avevano ucciso Benedetto. Chiusi gli occhi la mattina seguente, in una piazza Prefettura gremita di gioventù, accanto ai compagni che posavano fiori e piangevano, nell' angolo in cui si era compiuta la tragedia. Chiusi gli occhi quando la polizia cominciò a lanciare lacrimogeni su di noi, quando cominciò una carica assurda contro chi vedeva violato persino lo spazio del dolore. Ho sempre avuto l' istinto di chiudere gli occhi, un vero automatismo fisico, dinanzi alle cose insopportabili: quasi l' impossibilità di guardarle, di metterle a fuoco, di doverne sondare la gravità. Io sono diventato comunista per amore sfrenato della vita, la morte come strumento di lotta politica è un pensiero che neppure riesco a contenere nel mio cervello. Rivedo Franco Giordano sul palco, anche lui ventenne, che esorta ad una reazione intelligente e politica, che ragiona e urla e piange. Non tutta la città indossò il lutto per quella morte violenta. Il neofascismo barese godeva di ampie alleanze e simpatie e, sia pure dentro quella cifra di teppismo squadrista, serviva alla stregua di un randello "d' ordine" nelle mani di un pezzo di establishment locale. Dopo l' omicidio Petrone, quella classe dirigente che non ebbe lacrime per un figlio del popolo ammazzato come un cane, ebbe invece progetti e procedure per aggredire il popolo della città vecchia, per deportarne porzioni crescenti nelle immonde periferie che crescevano a ridosso dei nuovi insediamenti industriali. Su Benedetto si giocò con le piccole insinuazioni e con le diffamazioni allusive: forse la droga, forse la marginalità, forse la sua radice sociale lo avevano portato a morire. Poi calò l' oblio. Il 28 novembre 1977 la mia generazione ebbe il suo battesimo di sangue e dovette rapidamente farsi adulta: cercando di non perdere l' adolescenza della passione e la maturità della politica. Rifiutando la violenza e coltivando la memoria. Raccontando ai ragazzi di oggi la vita e la morte di un ragazzo di allora: e il suo stare al mondo con rabbia e con allegria, con vitalità e con generosità. Oggi che la memoria è prigioniera nell' isola dei famosi e l' impegno è asfissiato dall' antropologia del grande fratello, quelli che non accettano le leggi del mondo-market e della guerra permanente possono fermarsi qui a Bari, in quella grande piazza borghese, a sentire un frammento di storia e a coltivare collettivamente un sogno che vogliamo continuare a sognare."

LE FOTO DEL GIORNO DOPO

Altre fotografie sono disponibili qui sotto.

http://bari.repubblica.it/multimedia/home/1351240

(Le foto sono tratte dall'archivio di Giuseppe Belviso e Arturo Cucciolla; le immagini degli incidenti e disordini in piazza sono tratte dai telegiornali Rai dell'epoca)

Presidio dove fu ucciso



29 novembre











In alto il presidio in p.zza Libertà, dove Benny fu ucciso

Il corteo-funerale in via Dante, si contarono 30.000 persone; Sopra, funerale nei pressi della cattedrale.


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funerali alla cattedrale



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IL LIBRO:

"LE DUE CITTA' di Martino- Signorile, a cura di Nico Lorusso e Ignazio Minerva, Manni Editore, 2007, Bari.

LibroIl 28 novembre 1977 la mia generazione ebbe il suo battesimo di sangue e dovette rapidamente farsi adulta: cercando di non perdere l'adolescenza della passione e la maturità della politica. "Nichi Vendola".


Leggere questo libro serve non solo a tener vivo il ricordo di Benedetto, ma a riflettere sul vuoto e sulle incoerenze che dominano la città, con un pensiero ad altre vittime innocenti della storia recente: Michele Fazio e Gaetano Marchitelli, ragazzi di periferia morti innocenti sotto il fuoco dei regolamenti di conti mafiosi.
"Nico Lorusso e Ignazio Minerva".


Il libro-inchiesta Le due città fu pensato e scritto in poco più di due mesi, dal settembre al novembre del 1978, e fu pubblicato alla vigilia del primo anniversario del delitto Petrone.
Non c'è notizia, a nostra memoria, di quante copie furono stampate e quante vendute. Certo è che il libro si può considerare un successo per il suo "valore d'uso": è rimasto l'unica ricostruzione sufficientemente ampia dei fatti. "Pasquale Martino e Nicola Signorile".


IL DOCUMENTARIO:

Memoria di una generazione - Da Benedetto Petrone ai giorni nostri,

di Francesco Lopez, della OZ production, 2007, Bari.

http://www.bennyvive.it/

Questo corto, racconta in modo esemplare in una trentina di minuti, attraverso le interviste dei personaggi di quegli anni, la storia di benedetto. E' un documentario che colpisce, che scotta, che brucia gli animi di tutti, di destra e di sinistra, ma che pure intenerisce, emoziona, appassiona, attraverso l'umanità della sorella e degli amici di Benny.

Riemerge con forza la vergogna di quell'omicidio, nascosta tra i passanti indifferenti, tra i cittadini baresi, i quali non vogliono ricordare celandosi dietro l'oblio o l'ignoranza, se non molto spesso, attraverso la mistificazione dei fatti. Al documentario, l'onere di ricostruire la verità, la storia dell'omicidio, partendo dalla silenzio della gente, fino alla chiusura, nella quale si celebra il suo scopo. Ricordare con dignità, l'uomo, Benedetto Petrone, al quale è stata tolta la dignità di essere per quello che era. Un ragazzo di Bari, con i suoi pregi e i suoi difetti, pieno di sogni e di belle speranze che lottava per una vita migliore.

Manifestazione a Napoli 1977

Sotto la parola "comunista" un giovanissimo Nichi Vendola. Benedetto Petrone, il primo a sinistra.


ANCORA SU BENEDETTO:


Quando qualcuno scrive sui muri “Benny vive!”,
vuole ricordare quel ragazzo che, con la sua dignità e i suoi ideali, insieme a tanti altri, cercò di riconoscersi nei principi della solidarietà, della uguaglianza e della fraternità, nel valore della giustizia sociale. Cercò di riscattare attraverso la militanza politica, l’emarginazione (sociale, culturale, economica) a cui spesso parti della società erano relegate.
Oggi, purtroppo dobbiamo sottolineare che ancora una volta, quella violenza cieca e aberrante che ha ucciso Benedetto Petrone, sta continuando ad uccidere. Il nostro dovere è quello di fermarla! Insieme a tutte quelle realtà che si dichiarano anti-fasciste!


Umberto Stravolo


Manifesto sui muri di Bari Vecchia



IL CONTESTO


Che cosa accadeva a Bari in quegli anni?

E’ importante che quel periodo non venga dimenticato, bensì riscoperto e ricordato per la sua importanza. L’omicidio Petrone rientra in una di quelle pagine italiane dai risvolti tristi e oscuri. A Bari, sin dagli inizi degli anni ’70 la situazione era tesa, a causa di azioni e di strategie di tensione da parte della destra fascista. Gli agguati erano sempre più frequenti. Le squadracce con le solite spedizioni punitive, aggredivano i ragazzi iscritti non solo alla F.G.C.I., C.A. (Comitato antifascista), circolo Lenin, “servire il popolo”, ma anche tutte quelle realtà, come i cattolici, che, pur operando al di fuori della sinistra, si mostravano comunque anti-fasciste.

La situazione si aggravò nel ’75 - ‘76, paradossalmente con la vittoria del P.C.I. in Puglia conquistando 18 consiglieri; 20 - 21. elezioni politiche. L’atteso sorpasso del Pci sulla Dc non avviene:

Dc 38,8, %

Pci 34,1, %

Psi 9,9, % Msi 6,3, %

Psdi 3,2, Pri 2,9, Dp (solo alla camera) 1,5, Pli 1,3, Pr 1.

Si temeva, da parte dei fascisti, una totale perdita di potere del territorio, elemento fondante della loro strategia politica.


Che cosa accadeva a Bari in quei giorni?


OMICIDIO ANNUNCIATO?


fonte GazMezz 008

Andiamo in ordine e ripercorriamo le tappe dal 1 novembre del '77 arrivando fino al giorno dell'omicidio, il 28 novembre. Il 29 novembre segnerà Bari per il suo funerale e per gli scontri che ci furono, e ancora proseguendo nei successivi di fine dicembre, fino alla scoperta dell'assassino.


L'articolo qui a lato, che ho estrapolato dalla "Gazzetta del Mezzogiorno" dell'epoca, risalente a qualche settimana prima dell'assassinio, descrive il tentativo dell' MLS (Movimento Lavoratori per il Socialismo, assieme a tutte le parti sociali antifasciste, (alla fine riuscito) di vietare il comizio all' MSI, che si sarebbe dovuto tenere la domenica del 27 novembre 1977. Questa notizia ha qualche attinenza con la morte di Benedetto Petrone?

Perchè questa richiesta di divieto?

La richiesta nasce dal timore di accentrare un raduno, squadristico in virtù delle tantissime azioni intimidatorie da parte dei fascisti dell'Msi che ebbero come base di partenza la sezione Passaquindici (di Carrassi) e la federazione del Msi di via Piccinni, contro gli studenti delle scuole, contro gli stessi lavorarori della Gazzetta del Mezzogiorno, contro le sedi politiche degli altri partiti nei quartieri Carrassi e di Poggiofranco. Si chiede, quindi alla Questura di bari, di revocare la Piazza.

























Vediamo di ricostruire le motivazioni. Partendo dai primi giorni.

Sono da sottolineare le evidenti e numerose aggressioni della sezione "Passaquindici".

fonte GazMezz 001fonte GazMezz 003A lato, infatti, possiamo leggere i titoli della "Gazzetta del Mezzogiorno". E' stato teso un agguato fascista contro i lavoratori della Gazzetta del Mezzogiorno. Dei "giovinastri" recita l'articolo, si sono introdotti nel parcheggio dei lavoratori della Gazzetta, rompendo a colpi di CRIC, una decina di parabrezza, dopo aver minacciato il posteggiatore. Alcuni volantini intimidatori recapitati nei giorni precedenti, hanno fatto scattare le indagini nei confronti della "Passaquindici". Di conseguenza, fu soppressa la mostra che gli stessi missini della "Passaquindici", stavano preparando vicino alla Chiesa Russa, ironia della sorte, sulla violenza e contro la droga, non molto distanti dalla sede della "Gazzetta".




Copia di fonte GazMezz 004

Scattano le indagini della Procura, sui nofascisti della sezione " Passaquindici", proprio in virtù della "SOMMA DI EPISODI SQUADRISTICI". Le loro azioni, allora, non si erano limitate solamente ai lavoratori della "Gazzetta". Titola inoltre: "In corso un'inchiesta complessa e articolata".

fonte GazMezz 016

Nei giorni immediatamente successivi ancora, viene riportato un titoletto, "giovane di sinistra aggredita da teppisti" di fronte al liceo "Giulio Cesare" di via fanelli, sempre vicino alla sezione Passaquindici. Sono ancora loro?

Il tutto in pochi giorni. Dall'inizio del mese di novembre del '77, giorno dal quale ho iniziato a fotografare gli articoli della Gazzetta, fino a metà mese, circa, ci sono più episodi: minacce ai lavoratori della Gazzetta, nonchè numerosi aggressioni, fisiche e verbali, agli studenti e ai passanti. Una signora, così come riporta la Gazzetta, ha avuto una risposta inequivocabile: " Noi non pensiamo, noi massacriamo". Una tensione che cresce senza sosta.

Copia di fonte GazMezz 007


L' MSI comunque, non rinuncia a muoversi anche in ambito giudiziario. Cerca di difendersi come può, dalle denunce della gazzetta, denunciando a sua volta la controparte per calunnia.

Anzi, rilancia, organizzando un comizio missino al quale parteciperanno esponenti della destra reazionaria più estrema, da Pino Rauti all'onorevole Romualdi.



Ma la città di Bari questa volta non ci sta: Esponenti di Sinistra e Cattolici, sono tutti contro.

Copia di fonte GazMezz 013

Dal PC, al PSI, ai sindacati di tutte le parti politiche, fino alla UIL, nonchè i gruppi della Facoltà di Giurisprudenza e di Scienze Politiche, i lavoratori scolastici della D.C, le scuole "Scacchi, Marconi, Flacco", il comitato del quartiere S.Nicola, sono tutti contro la decisione della questura di far avere luogo un comizio all'insegna del fascismo e della violenza.

Copia di fonte GazMezz 017

La richiesta è grande, è larga, e coinvolge tutte le realtà sociali. Infatti, ci ripensa e la questura vieta le manifestazioni del MSI, i quali preannunciano ricorsi presso la regione, ma anche le altre manifestazioni che erano previste in programma, come quella dell MLS, per motivi di ordine pubblico, dato l'aumento di tensioni sociale.

Copia di fonte GazMezz 019

Possiamo forse, definire l'intervento della questura tardiva? La concessione della manifestazione che sfocia in comizio, in un primo momento, il permesso accordato solamente del secondo, successivamente, e infine, il divieto assoluto di entrambe le soluzioni, ha fatto scattare il sentimento di rivalsa e di vendetta dell'MSI che come sappiamo sfocerà nel sangue.





Sorge una domanda, perchè concedere manifestazioni pubbliche a organizzazioni politiche ( non dico fasciste perchè la risposta negativa è ovvia!) che sono sotto indagine da parte della procura e quindi della questura stessa così come è confermato dagli articoli precedenti? Che gli scontri erano all'ordine del giorno è vero e risaputo, ma qui stiamo descrivendo una situazione di forte tensione, la stessa che è stata intravista inequivocabilmente troppo tardi.




IL GIORNO DELLA FOLLIA


Per comprendere meglio le dinamiche di quella sera, è bene leggere le risposte qui sotto riportate che illustrano brevemente che cosa significasse camminare per Bari dopo le otto di sera; che cosa volesse dire portare con se una bandana, un fazzoletto, un giornale che non corrispondesse al colore politico della Ronda che si trovava davanti, ce l'ha spiegato la morte di Benedetto.


Ma è vero che Bari era divisa per quartieri e per zone politiche?

Si, ad esempio Poggiofranco, Murat, e Carrassi, erano le principali zone controllate dai fascisti,

mentre era rossa la zona Campus e la Città Vecchia, quest’ultima considerata la “roccaforte” comunista, perché il 90% del quartiere votava P.C.I. Queste divisioni creavano disordini, soprattutto per il controllo ferreo che i fascisti applicavano sul territorio.


Che genere di disordini?

Era sempre più pericoloso camminare da soli per Bari…i ragazzi si spostavano in gruppo per salvaguardarsi dalle aggressioni. Davanti alle scuole, in particolare al liceo“Orazio Flacco” e al liceo “Socrate”, erano frequenti gli attacchi e le minacce, senza escludere le aggressioni sotto casa dei giovani anti-fascisti. Ad esempio, attraversare il quadrilatero murattiano controllato dai fascisti della sede storica di via Piccinni del M.S.I. (oggi di Alleanza Nazionale), significava imbattersi sicuramente in una delle Ronde Nere, componenti della “Passaquindici” del Rione Carrassi o del “Fronte della Gioventù”, armati di bastone, catene di ferro e coltelli. La polizia confiscò numerosi arsenali. Per questo spesso si rispondeva agli attacchi volontari dei fascisti , si camminava armati per evitare pericoli.


Perché è stato ucciso Benedetto Petrone?

La generazione a cui apparteneva Benedetto aveva bisogno, per poter esplicare le proprie forze, di trovare dinanzi a sé un “passato da combattere” e un “avvenire da conquistare”.

Francesco Lorusso, Bologna-marzo’77;

Alberto Brasili , Milano-maggio’77;

Giordana Masi, Roma-maggio’77;

Walter Rossi, Roma-settembre’77;

Benedetto Petrone, Bari-28 novembre ’77;


Benedetto Petrone non è stato l’unico a pagare con la vita il desiderio di vivere in una società più giusta. E’ vero che in quegli anni si aveva una visione distorta del Comunismo, ma è ancor più vero che non si può giustificare l’ omicidio in base a diverse o opposte concezioni politiche.


Dunque il movente è marcatamente politico. Ma è vero che era un contrabbandiere?

No. Benedetto era un diciottenne di Bari vecchia, che frequentava l’istituto tecnico “Romanazzi”, appartenente ad una famiglia umile e numerosa, ingiustamente denigrata dopo l’assassinio perché Benedetto fu calunniato come contrabbandiere. Fu costretto ad interrompere gli studi per motivi economici ed iniziò presto a lavorare come manovale, ma questo non intaccò la sua partecipazione attiva alle problematiche del mondo giovanile. Infatti, giovanissimo si iscrisse alla F.G.C.I. operando attivamente tra la gente del suo quartiere.


Ma chi ha uDSCF4547cciso Benedetto Petrone?

Tutti i nomi e i dettagli si possono trovare sul libro “Le due Città” di Martino-Signorile.

E’ sufficiente sapere che la responsabilità venne fatta ricadere su Giuseppe Piccolo, ma bisogna sottolineare che attivamente parteciparono al linciaggio altre decine di persone, mai condannate.

Dietro questi esecutori materiali si nascondeva un’organizzazione, non solo dell’M.S.I., ma più ampia, che offriva mezzi e sostegni economici, a livello sia regionale che nazionale.

A Roma dopo l’assassinio di Bari si svolgono due cortei, uno indetto dalla Fgci, come sciopero generale delle scuole superiori, e uno del movimento. A Roma l’assemblea a Lettere per la parte che aderisce direttamente alla manifestazione del 2 dicembre si conclude con la lettura di una mozione, letta da Piero Bernocchi e interrotta spesso da contestazioni. A Bari viene individuato l’uccisore di Petrone, il missino Giuseppe Piccolo, di 23 anni, già condannato a Roma per l’appartenenza ad Ordine Nuovo. Il questore di Bari dispone la chiusura delle sedi provinciali del Msi e del FdG. A Bari 30.000 studenti e operai in corteo convergono nella piazza dove è avvenuto l’assassinio. Durante la manifestazione la famigerata sezione missina “Passaquindici” viene distrutta e la sede della CISNAL viene devastata. Due auto vengono bruciate e alcuni poliziotti feriti durante alcuni scontri con gli autonomi, che fanno la loro prima apparizione. La scoperta delle vetrine spaccate di alcuni negozi terrorizza la città. Un quotidiano locale titola: Fermare i mostri. Cortei e manifestazioni si svolgono in tutta Italia. A Torino muore Carlo Casalegno. A Genova le BR incendiano le auto di due dirigenti dell’ITALSIDER.


Giuseppe Miccoli - MariaRosaria Olivieri

Ringraziamo vivamente tutti coloro che hanno collaborato fornendo le loro testimonianze per la realizzazione di questo articolo.



CONTINUA......